Eletto nel 2007 borgo più bello d’Italia, si trova tra le colline marchigiane, non lontano dalla costa e da Senigallia, circordato dai vigneti da cui si produce Verdicchio: stiamo parlando di Corinaldo. Una cittadella fortificata in cui medioevo e rinascimento si fondono, il tutto raccolto all’interno delle sue mura, che ci ha davvero sorpresi.

Le sue origini sono molto antiche: ricostruita dopo le lotte Guelfe e Ghibelline che l’avevano vista radere al suolo, nella seconda metà del 1300 nasce la sua attuale struttura di cinta muraria (912 mt), arricchita solo a partire dal 1600 da edifici religiosi ed istituzionali e completata nel 1860 dall’intimo teatro cittadino. Il simbolo delle mura è sicuramente lo Sperone, la torre pentagonale del XV secolo dedicata alla commemorazione delle vittime di guerra. Per accedere al borgo, che è quasi completamente area pedonale, vi consigliamo di parcheggiare in una delle vie che costeggiano le mura, ovvero: Costa Gioco del Pallone, Viale Dietro le Monache o Viale del Fosso.

Famosa per aver dato i natali a Maria Goretti, protettrice della città, a lei sono dedicati il Santuario Diocesano e una mostra permanente nel centro del borgo. Gli edifici religiosi sono numerosi e tutti valgono la visita, dalla Collegiata di San Francesco, alle vicine Chiesa del Suffragio e Chiesa dell’Addolorata, con l’attiguo convento di suore.

Tra gli edifici pubblici invece citiamo il Palazzo Comunale ed il Teatro comunale Carlo Goldoni, visitabile dai turisti gratuitamente. Attualmente uno degli edifici storici di Via del Corso, Palazzo Brunori, ospita la mostra di ceramiche d’arte contemporanea Bojani, ad ingresso gratuito: al suo interno oltre ai pezzi della collezione, restano intatte le stanze dell’antica residenza. Il pezzo forte del borgo è certamente il Pozzo della Polenta collocato sulla lunga scalinata della Piaggia e che richiama una delle leggende più conosciute di Corinaldo.

Il borgo ci ha incuriositi anche perchè ad esso sono legate numerose leggende, più o meno veritiere, tanto da essere soprannominato il “paese dei matti e dei santi“.  Per quanto riguarda la questione “santi”, tutto si spiega per le origini e la storia di Maria Goretti. Per i matti invece le leggende più curiose sono quella del Pozzo della Polenta e la storia di Scuretto il ciabattino.

Il Pozzo della Polenta risale alla seconda metà del 400 e fu chiamato così per via di un contadino che, esausto dalla salita della scalinata, appoggiò il pesante sacco di farina che portava sulle spalle sul bordo del pozzo. Il riposo fu fatale perchè il sacco cadde nel pozzo: di qui il nome della polenta fatta nel pozzo! Lo scorcio è davvero suggestivo.

La seconda leggenda, che può essere letta per intero sulla facciata dell’edificio di Via del Pozzo della Polenta, è quella di Scuretto: Gaetano il ciabattino, detto Scuretto, oltre a riparare le scarpe era anche un discreto bevitore. Il figlio emigrato in America gli spediva regolarmente soldi per costruire la casa, soldi che Gaetano impiegava in bevute. Un giorno il figlio chiese una foto della casa e Scuretto, a corto di denaro, fece costruire solo la facciata, inviando la foto affacciato alla finestra come prova. I soldi dall’America non arrivarono più e, ad oggi, la facciata senza casa è rimasta incompiuta, anche se perfettamente conservata per i turisti di passaggio.

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